INTRODUZIONE
PRESIDENTE: Aurelio De Laurentiis
CAMPO DI GIOCO: stadio "San Paolo", via Fuorigrotta, 80125 Napoli (m
110x70, 85.000) COLORI SOCIALI: maglia azzurra, calzoncini bianchi, calzettoni
azzurri
A calcio, nell'appassionatissima Napoli, si gioca dal 1904. Quella
infatti è la data di fondazione del Naples. L'Internazionale Napoli
invece nacque nel 1912. Nel 1922 le due società si fusero, dando vita
all'Internaples. Il miglior risultato ottenuto da questa squadra fu la disputa
di una finale assoluta di campionato, nel 1925/26, finale nella quale
l'Internaples fu sconfitta dall'Alba. L'Associazione calcio Napoli nacque invece
nel 1926, assorbendo l'Internaples. Nei primi tre anni di vita, la neonata
squadra partenopea conquistò un decimo, un nono e un ottavo posto nel
campionato nazionale, guadagnando così l'ammissione alla serie A a girone
unico. Nel 1929/30, il Napoli esordisce molto bene in prima divisione ottenendo
il quinto posto, con l'allenatore Garbutt. L'anno seguente ancora meglio, sempre
con Garbutt come allenatore; il Napoli arriva al terzo posto, eguagliato l'anno
seguente, che per parecchio tempo rimarrà il miglior piazzamento nella
storia del Napoli. Garbutt se ne andrà nell'estate del 1934, sostituito
dall'ungherese Kapskai. Ma per il Napoli il periodo d'oro era momentaneamente
già terminato. Una serie di piazzamenti di centroclassifica, poi la
grande crisi avvenuta all'inizio della seconda guerra mondiale. Il Napoli
infatti scese in serie B alla fine del campionato 1941/42, fatto del resto
abbastanza prevedibile visto che Napoli subì forse più di ogni
altra città gli orrori della guerra. Un errore del portiere Sentimenti
costrinse il Napoli a restare in B anche la stagione successiva. In un
drammatico incontro allo stadio Littorio, infatti, il leggendario numero uno del
Napoli consentì con una disattenzione a Eliani del Modena di ottenere il
gol della vittoria per la sua squadra. Dopo la sospensione bellica, il Napoli
partecipò al campionato del centro-sud, qualificandosi poi per il girone
finale e ottenendo un quinto posto assoluto. Nel 1946/47, quindi, il Napoli
tornò in serie A, disputando un campionato senza infamia né lode,
concluso con l'ottavo posto. Ma non erano ancora maturi i tempi per il ritorno
della grandeur a Napoli. L'anno successivo, i deludenti sudamericani La Paz e
Candales riportarono precipitosamente il Napoli in serie B. Retrocesso
già sul campo, fu anche penalizzato e relegato all'ultimo posto per un
tentativo di corruzione nella partita con il Bologna, vinta in effetti per 1-0.
Due anni di serie B, poi l'arrivò di Monzeglio come allenatore e la
squadra torna in serie A. Stavolta il Napoli ci resta in pianta stabile. Dieci
anni di quasi felicità. Certo, la gente avrebbe preteso grandi cose,
magari lo scudetto. E invece il Napoli galleggia su posizioni di assoluta
dignità, senza mai eccellere. Quarti, quinti, sesti posti. Achille Lauro
era tornato alla presidenza nel 1951/ 52 e con lui la città era tornata a
sognare. Nell'estate del 1952 il Napoli finì sulle prime pagine di tutti
i giornali per l'acquisto di Jeppson, centravanti svedese dell'Atalanta, per
l'allora favolosa cifra di 105 milioni. Ma nemmeno un investimento del genere
consentì al Napoli il salto di qualità. Nel 1954/55 il comandante
Lauro iniziò a stufarsi di fare il presidente. Rimase nell'ombra e
affidò la guida della società a un suo fedele collaboratore, il
ragionier Alfonso Cuomo. L'uscita di scena di Lauro coincise con l'inizio di un
nuovo periodo di stasi. Nemmeno un altro acquisto-boom, quello di Vinicio,
servì a risollevare la squadra. Nel campionato 1960/61, appena ceduto
Vinicio, ecco un'altra grandissima delusione per la squadra e la città.
Una nuova retrocessione in serie B, con una situazione difficilissima nella
squadra e nella società. La gravità di questi problemi si
può ben vedere dalle due stagioni successive: prima il primo posto nel
campionato di B e la vittoria in Coppa Italia, poi, solo l'anno dopo, una nuova
retrocessione in serie B. Stavolta per due anni. Nel 1963/64, il Napoli disputa
per l'ultima volta il campionato di serie B. Con l'allenatore Bruno Pesaola, la
squadra rinasce grazie a Panzanato e Dean che sono i nuovi acquisti. La squadra
giunge seconda in campionato e ottiene la promozione in serie A. L'anno
seguente, un grande campionato. Il presidente Roberto Fiore, oltre che
confermare Pesaola, acquista anche due forti attaccanti, come Altafini del Milan
e Sivori della Juventus. È un mezzo trionfo, la squadra arriva terza
dietro Inter e Bologna. E anche nei campionati successivi i risultati furono
più che positivi: quarto e secondo posto.
La formazione del Napoli edizione 1969-70Poi una lunga serie di risultati altalenanti, con il
culmine nel 1970/71 e molti piazzamenti di media classifica. Per il Napoli, il
migliore campionato degli anni '70 è quello del 1974/75. Reduce da un
terzo posto dell'anno precedente, la squadra partenopea riesce addirittura a
classificarsi seconda. Anzi, per un certo periodo è addirittura l'unica
rivale della Juventus, che poi avrebbe vinto lo scudetto. L'allenatore era Luis
Vinicio, la squadra-tipo era formata da Carmignani, Bruscolotti, Pogliana,
Burgnich, La Palma, Orlandini, Massa, Juliano, Clerici, Esposito, Braglia. Il
Napoli finì secondo con 41 punti, due punti dietro la Juventus, e quella
differenza fu determinata soltanto dallo scontro diretto, visto che a Torino,
alla ventitreesima giornata, i bianconeri vinsero per 2-1 con reti di Causio e
Altafini, con momentaneo pareggio di Juliano. Quel secondo posto rimarrà
il miglior risultato dell'era pre-Maradona. Negli anni successivi, il Napoli
riesce al massimo ad arrivare in zona UEFA. Gli resta la consolazione di una
Coppa Italia conquistata nella stagione 1975/76 e di una Coppa di Lega
italo-inglese del 1976/77. Ma per fare il salto di qualità non erano
stati sufficienti acquisti altisonanti, come quello di Savoldi dal Bologna per
due miliardi. Salvato da Pesaola, che a suo tempo aveva sostituito Massimo
Giacomini, ancora una volta il Napoli di Corrado Ferlaino e dei napoletani, si
appresta ad affrontare la stagione 1983/84 sperando che San Gennaro riesca a
fare il miracolo o, se non altro, a far soffrire meno del previsto. L'ingegner
Corrado Ferlaino, napoletano verace ed appassionato tifoso della squadra
partenopea, si appresta a costruire per la stagione 1983/84, una squadra che
sappia dare garanzie. Totonno Juliano è alla guida sportiva, a quella
tecnica ci va Piero Santin, un tecnico poco noto nella categoria maggiore e che
si appresta, per la prima volta, ad affrontare un campionato di serie A. Il
compito non è facile, anzi è difficilissimo. Ma Santin lo affronta
a viso aperto tanto più che Ferlaino e Juliano gli mettono a disposizione
una squadra abbastanza solida, facendo arrivare Boldini, Casale, Della Pietra,
De Rosa, Di Fusco, Dirceu, Frappampina, Masi e Palanca. Il più noto
è Dirceu che va ad affiancare Rudy Krol, ormai sul viale del tramonto.
Sono parecchie le partenze: Vinazzani, Criscimmani, Marino, Diaz (che va ad
Avellino), Citterio, Scarnecchia, Vagheggi, Capone, De Vitis. Ma siamo alle
solite. In Coppa Italia, dopo il debutto vincente a Cosenza con due gol di De
Rosa, arriva il pareggio casalingo contro il Varese (0-0), la sconfitta di
Bologna, il pareggio con la Cavese e la sconfitta casalinga contro l'Udinese.
Santin è già contestato prima ancora che inizi il campionato, un
campionato che comincia con una solenne sconfitta a Firenze (1-5), un pareggio
in casa con il Genoa, una seconda sconfitta a Torino con la Juventus, la
vittoria sull'Avellino e la sonora sconfitta contro la Roma (altro 1-5). Santin
è in pericolo: la squadra, dopo 7 giornate si trova in terz'ultima
posizione con soli 5 punti. La scossa arriva con qualche risultato buono e
qualche punto ma alla tredicesima giornata altro tonfo a Genova contro la
Sampdoria (1-4) e identico risultato a Udine. A Santin vengono concesse altre
proroghe, ma dopo le sconfitte di Avellino e in casa con l'Inter, lo
sostituiscono. Viene richiamato Marchesi che cerca di raddrizzare la baracca. Ma
la squadra fa acqua da tutte le parti, specialmente in difesa. Nel giro di tre
settimane Marchesi cambia volto alla squadra raddrizzando la difesa. Ottiene la
vittoria in casa contro il Verona e va a vincere a Milano contro il Milan. Il
balzo in classifica è un tonico per la squadra che al ritorno al San
Paolo batte il Catania, pareggia con la Sampdoria e supera l'Udinese. È
la salvezza: Marchesi ha fatto il miracolo.
EL "PIBE DE ORO" DIEGO ARMANDO MARADONA
Però bisogna ricostruire. Ed ecco, per la
stagione 1984/85, il colpo più grosso del calcio. Ferlaino regala al
Napoli uno dei più grandi giocatori in circolazione: Diego Armando
Maradona, il grande "Pibe de oro". Maradona arriva dal Barcellona, per averlo
Ferlaino fa un grande sacrificio: il giocatore costa quanto una squadra intera,
ma Napoli è felice. Diego Armando Maradona arriva a Napoli e si presenta
allo stadio San Paolo dove migliaia e migliaia di tifosi sono convenuti per
applaudirlo. Telecamere al lavoro, fotografi, giornalisti pronti per il grande
Diego che si presenta al pubblico e palleggia mandando in sollucchero i 50 mila
presenti. Viene confermato Rino Marchesi, con Maradona vengono acquistati Daniel
Bertoni dalla Fiorentina (parte Dirceu per altri lidi), dall'Inter arriva Bagni
per il centrocampo (altro colpo grosso), poi De Vecchi, Penzo, Puzone, Zazzaro
come secondo portiere. Torna anche Raimondo Marino. Con Dirceu (finito
all'Ascoli) partono Casale, Pellegrini, Frappampina, De Rosa, Palanca, Masi,
Della Pietra, Muro. Se ne va anche Rudy Krol che ha finito di giocare in Italia.
Si stabilisce in Francia. Con Maradona nascono i sogni dei napoletani; ma
Marchesi non si illude: è vero che ha l'asso nella manica, ma il contorno
non è da scudetto. Per cui mette per bene le mani avanti. Ma lavora con
grande passione, come sempre e presenta la sua squadra in Coppa Italia nel
girone con Arezzo, Casertana, Perugia, Pescara e Fiorentina. Maradona si
presenta subito ad Arezzo con un gol ed un grande gioco. La squadra vince 4-1.
Ancora Maradona (con Bertoni) realizza il primo gol a Caserta nella partita
vinta 3-0. A Perugia è 0-0, a Pescara ancora 3-0 con Maradona
protagonista. Il turno finisce a Firenze (1-1) con gol di Daniel Bertoni.
Incomincia il campionato. Questa la formazione che si presenta a Verona:
Castellini; Bruscolotti, Boldini; Celestini, Ferrario, De Vecchi; Bertoni,
Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume. È la prima sconfitta, la prima
delusione. Maradona gioca la sua brava partita, ma la difesa crolla sotto i
colpi di Briegel ed Elkjaer. Il primo gol di Maradona a Napoli (su rigore)
è contro la Sampdoria, ma a Torino contro i granata è un altro
0-3, risultato che il Napoli eguaglia al San Paolo contro il Como, Maradona
realizza il suo primo gol su azione. E Napoli delira. La squadra perde
però i colpi, non ingrana. Anche Maradona fatica a tenere il passo.
Arrivano pareggi e dopo 10 giornate la classifica è precaria: punti 9 a
pari con il Como al quart'ultimo posto. Marchesi viene contestato soprattutto
dopo le sconfitte di Milano contro l'Inter e quella in casa contro la Roma.
Maradona stenta a segnare: quando si sveglia realizza doppiette come contro
l'Udinese (partita vinta dal Napoli per 4-3). Alla fine del girone di andata,
grazie alla vittoria ottenuta a Firenze proprio con un gol di Maradona, il
Napoli conta 13 punti, ma è in fondo alla classifica. La riscossa nel
girone di ritorno: la squadra incomincia a girare, Marchesi opera qualche
variante, arrivano anche i punti attraverso le vittorie con Torino, Lazio,
Atalanta, Avellino, Inter e Fiorentina. 20 sono i punti conquistati nel girone
di ritorno, 33 in totale, ottavo posto conquistato, Maradona ha segnato 14 gol
in 30 partite, Bertoni 11. Marchesi ha gettato le basi per un buon campionato,
ma non gli rinnovano il contratto e deve lasciare Napoli: Ferlaino ha deciso di
prendere Ottavio Bianchi, reduce dai successi con altre squadre. Maradona si
impunta, vuole una squadra forte, minaccia. Ferlaino, che nella stagione
precedente ha speso all'inverosimile, lo accontenta fin che può. Acquista
Buriani dal Cesena, Filardi da Varese, il portiere Garella dal Verona in
sostituzione di Castellini (che passa ad allenare i portieri), Giordano dalla
Lazio e Renica dalla Sampdoria. Le casse sono vuote, Ferlaino si è
dissanguato, ma gli abbonati sono quasi 60 mila, le entrate superano i 12
miliardi. Un poco di respiro. La squadra c'è. A Maradona sono stati
affiancati fior di elementi. Che sia la volta buona? Intanto sono partiti Dal
Fiume per Udine, De Vecchi per Bologna, Boldini all'Atalanta, De Simone, Di
Fusco e altri giovani.
Diego Armando Maradona
MARADONA "MUNDIAL", IL NAPOLI UN PO' MENO
Maradona è sempre più grande.
È l'anno del Mundial in Messico e Maradona intende arrivarci in piena
forma. Si allena a dovere, gioca a corrente alternata ma quando gioca, il Napoli
va in orbita. Inizia il campionato e la squadra infila sette partite utili
consecutive con tre vittorie e 4 pareggi. Maradona realizza il pareggio con la
Roma, contribuisce al bottino (5-0) contro il Verona segnando un gol, segna a
Torino contro i granata (ma la squadra perde), realizza il gol dell'1-0 contro
la Juventus. Poi ancora realizza nel pareggio contro l'Inter e contro l'Udinese.
La squadra, dopo la sconfitta di Torino, infila altre cinque partite senza
perdere, cade a Genova con la Sampdoria. Continua la sua marcia con Maradona non
sempre, però, protagonista. Si ha l'impressione che "el pibe de oro" si
risparmi per il Mundial messicano. A Napoli, naturalmente, smentiscono. E
Maradona disputa un finale di campionato alla grande, realizzando alla fine 11
gol, uno in più di Giordano. La squadra si piazza al 3° posto in
classifica preceduta da Juventus e Roma, conquista un posto in UEFA. Nel corso
della stagione perde Buriani vittima di un grave infortunio a Milano contro
l'Inter in uno scontro con Beppe Baresi. Maradona, a differenza della stagione
precedente, gioca 29 partite. Una la deve saltare per aver reagito
all'avversario nel corso di Napoli-Udinese. E sarà questa partita ad
inguaiare per lungo tempo il Napoli e Italo Allodi, il più famoso tra i
direttori sportivi. Allodi viene accusato nell'ambito dell'inchiesta sul
Totonero di aver partecipato ad una combine per il pareggio. Si parla di un
accordo con il d.g. dell'Udinese Tito Corsi. Si dice che nella partita con
l'Udinese, il pareggio sarebbe stato predisposto e predisposta la provocazione a
Maradona. Il Napoli rischia, ma nessuno ci crede. Infatti, nel processo di
Milano, la Commissione giudicante della lega Calcio assolve Allodi e il Napoli.
C'è Diego Maradona, ormai dalla stagione 1984/85, ma non arriva ancora il
sospirato successo come vorrebbe Corrado Ferlaino, che da anni si batte per dare
a Napoli lo scudetto. Il terzo posto del campionato 1985/86 porta il Napoli in
Europa, in Coppa UEFA, il record degli abbonamenti e tanta simpatia ovunque. Ma
è ancora poco. Così Corrado Ferlaino, decisissimo a conquistare il
prestigioso traguardo, dopo la conferma di Ottavio Bianchi, opera quei ritocchi
necessari per formare lo squadrone. Così arrivano Salvatore Bagni, De
Napoli, Volpecina, Carnevale, Bigliardi e, ad ottobre, quando si riaprono le
liste, anche Francesco Romano. Se ne vanno Daniel Bertoni, Pecci, Marino, Penzo,
Buriani e Baiano. La squadra gioca con un solo straniero che, però, vale
per tre. Maradona torna a Napoli fresco campione del mondo in Messico. È
caricato, vuol vincere per se stesso ma soprattutto per Napoli. Bianchi ha la
situazione in pugno e una bella squadra da presentare. Lo fa in Coppa Italia;
Garella; Bruscolotti, Ferrara; Bagni, Ferrario, Renica; Caffarelli, De Napoli,
Giordano, Maradona, Carnevale. Ci sono anche Marino, Muro, Sola e Volpecina a
completare la formazione che vince il girone alla grande, aggiudicandosi tutte
le partite, unica squadra a concludere la prima fase della competizione a
punteggio pieno. Le vittime si chiamano Lazio, Cesena, Vicenza, Taranto e Spal.
Inizia il campionato ed inizia anche la Coppa UEFA. Per quest'ultima
competizione il Napoli è impegnato contro i francesi del Toulouse. Nella
prima partita a Napoli del 17 settembre 1986, la squadra stenta a superare i
francesi: ci vuole un gol di Carnevale per arrivare al successo. Nel ritorno, in
Francia, a Tolosa, i francesi rimettono in discussione la qualificazione del
Napoli battendo Maradona e compagni con l'identico punteggio verificatosi in
Italia. Il gol è di Stopyra. Si deve così ricorrere ai tempi
supplementari e ai calci di rigore ed è proprio Maradona a fallire
l'occasione propizia mandando la palla a sbattere contro il palo. Il Napoli, al
primo turno, è così eliminato: gli chiude la porta alle spalle
proprio il suo giocatore più rappresentativo. Diventerà la Coppa
dei rigori negativi per l'Italia: oltre al Napoli, anche Fiorentina e Roma
(quest'ultima in Coppa delle Coppe) verranno eliminate dai tiri dal dischetto.
Resta comunque il campionato, competizione apertissima, con Juventus, Inter,
Roma, Sampdoria e Milan, oltre al Napoli, alla ricerca del successo. Il Napoli
parte con la vittoria in trasferta a Brescia ed è proprio Maradona a
siglare il successo, in casa con l'Udinese, però, non va al di là
del pareggio, come ad Avellino. La via delle vittorie riprende con il successo
sul Torino, a Genova contro la Sampdoria e soprattutto all'Olimpico di Roma con
il solito gol di Maradona. È la partita in cui debutta Francesco Romano.
La squadra è in testa alla classifica in coabitazione con la Juventus ma
proprio a Torino, nella 9ª giornata, sbaraglia i bianconeri con gol di
Ferrario, Giordano e Volpecina, istallandosi solitaria al primo posto. Napoli,
ormai, sogna e prevede lo scudetto.
ARRIVA IL TRICOLORE
Prima della fine del girone d'andata arriveranno
altre vittorie contro l'Empoli e il Como prima della sconfitta di Firenze alla
14ª giornata, sconfitta che tuttavia non pregiudica la classifica anche
perché le altre squadre non viaggiano a ritmi sostenuti. Alla fine del
girone d'andata il Napoli è solo in testa con 22 punti (una bella media),
seguito dall'Inter con 20 e dalla Juventus con 19 unitamente al Milan. L'inizio
del girone di ritorno è favorevole a Maradona e compagni: in sette
partite conquistano 12 punti attraverso 5 vittorie e 2 pareggi. Incorrono nella
sconfitta a San Siro contro l'Inter (0-1 gol di Bergomi), ma riprendono subito
quota superando a Napoli la Juventus, mentre l'Inter e la Roma, le più
dirette inseguitrici, perdono colpi. Alla 24ª giornata il vantaggio sulle
due dirette rivali sale a 5 punti. La Juventus è distaccata di 6, il
Milan di 7 (!). Presa dall'euforia (o dalla stanchezza), la squadra pareggia a
Empoli e perde a Verona, mentre l'Inter si fa sotto. Alla 26ª giornata, a
soli 2 punti l'Inter non ne approfitta: Maradona e compagni superano il Milan al
San Paolo, l'Inter vince con la Fiorentina, ma la domenica dopo i nerazzurri
cadono ad Ascoli mentre il Napoli pareggia a Como. I punti di vantaggio per il
Napoli diventano 3 e mancano solo 2 giornate. Basta non perdere con la
Fiorentina in casa e tenere le orecchie attaccate alla radiolina per sapere
quello che fa l'Inter a Bergamo. Accade che il Napoli pareggia con un gol di
Carnevale, l'Inter invece perde a Bergamo. Così il Napoli ad una giornata
dalla fine conquista matematicamente lo scudetto, il primo della sua lunga
storia. L'ultima partita ad Ascoli è giocata soltanto per...
rappresentanza. Napoli esulta, festeggia, la gente invade le strade. Nello
spogliatoio lo champagne scorre a fiumi, Napoli è tutta una Piedigrotta.
Per una settimana, forse di più, Napoli sarà tutta azzurra e si
sprecheranno i festeggiamenti, i dibattiti, le battute. È così
euforica la squadra che vince anche la Coppa Italia superando il Brescia, il
Bologna, il Cagliari e l'Atalanta in finale. Senza mai perdere la
concentrazione, chiude la stagione in maniera eccezionale. Naturalmente Ferlaino
e Luciano Moggi (il direttore generale) non si fermano a festeggiare. C'è
da onorare la Coppa dei Campioni, da difendere uno scudetto. La stagione 1987/88
per il Napoli, insomma, non deve essere una passerella di festeggiamenti ma, se
è possibile, una riconferma. Così Moggi (e Ferlaino, aiutato da
tutto lo staff) lavora in estate per potenziare la squadra mentre Maradona gira
il mondo con la figlioletta e la compagna, per ricevere ovazioni e targhe.
Naturalmente i big vengono confermati, come viene confermato Ottavio Bianchi.
Partono solo Volpecina (che torna al Verona), Caffarelli, Muro, Mariano e
Carannante, mentre vengono acquistati due giocatori per il potenziamento della
formazione: il terzino Francini dal Torino e il brasiliano Careca, oltre a Miano
dall'Udinese. Viene anche recuperato Filardi vittima di un serio infortunio
durante la stagione precedente. Da Firenze Italo Allodi, convalescente dopo un
brutto colpo, fa arrivare la sua esperienza anche da lontano. È stato,
pure lui, uno degli artefici dello scudetto e le sue parole sono sempre oro e
non orpello. Inizia la stagione. Ottavio Bianchi presenta la squadra in Coppa
Italia: Garella; Ferrara, Francini; Bagni, Ferrario, Renica; Careca, De Napoli,
Giordano, Maradona, Romano. È una formazione fortissima che viene
collaudata con la solita partenza in Coppa Italia. E la stessa formazione si fa
subito notare superando Fiorentina, Livorno, Udinese, Padova e Modena con 5
vittorie, come nella stagione precedente. È un presagio? Inizia anche la
Coppa dei Campioni. Il Napoli non è testa di serie, non lo può
essere non avendo mai partecipato a questa competizione. Il sorteggio è
così "cattivo" che accoppia la squadra napoletana al Real Madrid, un
abbinamento addirittura micidiale. Resta il fatto che il Real dovrà
giocare la prima partita in casa ma senza pubblico. Può essere un
vantaggio, ma si conosce il valore della squadra spagnola per cui... Primo turno
di andata a Madrid il 16 settembre 1987: il Napoli nel deserto del Bernabeu
soccombe sotto due gol; il primo di Michel su calcio di rigore, il secondo con
una autorete di De Napoli. Uno 0-2 che preoccupa, conoscendo il valore del Real
che a Napoli presenta anche Hugo Sanchez, il grande "nemico" di Maradona. Il 30
settembre 1987 il San Paolo è stracolmo e il Napoli in formazione tipo. E
il tifo esplode quando Francini, al 9', fa secco Buyo. Ma ammutolisce quando al
44', Butragueno, il terribile buitre riporta in parità le squadre con un
gol da antologia. Sull'1-1 serve solo un miracolo che Maradona e soci non
riescono a fare. Finisce così e si conclude anche l'avventura del Napoli
in Coppa dei Campioni, al primo turno, per un destino beffardo.
1987-88: la disposizione in campo del Napoli
IL NAPOLI MANCA IL BIS
Resta il campionato, rimane una squadra
fortissima, pronta al riscatto, prontissima a continuare sulle ali del successo
della stagione precedente, confortata dal fatto che Careca si è inserito
subito nel telaio napoletano formando il trio subito battezzato: "Ma-Gi-Ca",
appunto quello di Maradona, Giordano e Careca. Il trio viaggia sull'autostrada
dei successi realizzando gol a non finire: la squadra debutta con il Cesena,
continua con l'Ascoli, poi con Pisa, Avellino e Pescara: 5 vittorie, tre delle
quali in trasferta. Napoli ancora campione imbattibile? Pareggia a Roma, batte
l'Empoli, pareggia a Como, supera il Torino, pareggia con l'Inter, batte la
Juventus e il Verona ed arriva Natale: Maradona parte, va in Argentina con la
famiglia. Torna il giorno prima della importantissima partita di San Siro contro
il Milan del 3 gennaio 1988. La stanchezza per il viaggio, il nervosismo
già si intravede nello spogliatoio. La squadra partenopea si presenta a
San Siro nella formazione migliore, controbatte il Milan nelle prime battute:
Maradona lancia Careca e il brasiliano porta in vantaggio il Napoli. Ma è
un fuoco di paglia, il Milan reagisce, pareggia con Colombo, va in vantaggio con
Virdis prima del riposo. E poi con Gullit e Donadoni raddoppia il bottino. Il
Napoli esce da San Siro con le ossa rotte pieno di polemiche che continueranno
per tutta la stagione, anche se la squadra reagirà, ottenendo sette
vittorie in sette partite! E le vittorie cancellano le polemiche che si
riaccendono quando la squadra perde in casa con la Roma e il Milan si riavvicina
minaccioso. Lo spogliatoio non è più unito come un tempo: Maradona
continua a fare gol, ma si ferma Giordano e Careca blocca il suo poderoso
destro. Si arriva, così, a cinque giornate dalla fine del campionato: il
Milan è ancora a quattro punti di distacco. Il Napoli perde (male) a
Torino contro la Juventus, mentre il Milan batte la Roma all'Olimpico: i punti
diventano due; nella giornata successiva il Napoli pareggia a Verona e il Milan
batte l'Inter. E il 1° maggio 1988 c'è la grande sfida al San Paolo
contro i rossoneri. È una giornata che Napoli vorrebbe dimenticare: il
Milan strapazza i partenopei, li batte solo per 3-2, ma il punteggio potrebbe
essere più severo come severo è stato il gioco del Milan, il quale
esce dal San Paolo applaudito dallo sportivissimo pubblico napoletano. Inizia il
tracollo del Napoli, che ormai non si regge più sulle gambe. Scoppiano,
prima della partita di Firenze, le prime polemiche di spogliatoio. La squadra
perde in Toscana, mentre il Milan pareggia in casa con la Juventus. Nella
settimana che precede la chiusura del campionato, scoppia la bomba a Napoli: i
giocatori contestano l'allenatore, reo - secondo loro - di aver perso lo
scudetto, dimenticandosi che nella stagione precedente Bianchi aveva accumulato
grossi meriti. Emettono, addirittura, un comunicato nel quale si dice che
"è venuta a mancare la fiducia nell'allenatore". Maradona non lo firma
essendo assente. Ma è complice? Sono quattro i maggiori responsabili:
Garella, Bagni, Ferrario e Giordano, i quattro che poi pagheranno per tutti.
Anche l'ultima giornata è una domenica da dimenticare: lo sportivissimo
pubblico fischia tutti, tranne Bianchi. La squadra perde anche l'ultima partita
di campionato in casa con la Sampdoria mentre il Milan, festeggia il suo
scudetto a Como, sulle rive del Lario. Le polemiche continuano: qualcuno si
dimentica, addirittura, che il Napoli è stato in testa alla classifica
per 51 giornate.
LA COPPA UEFA ALL'OMBRA DEL VESUVIO
Si ricomincia: nell'estate 1988 Moggi opera le
sostituzioni. Arriva il terzo straniero e si chiama Alemao, brasiliano. Vengono
anche acquistati dal Torino Crippa e Corradini. Che Napoli sarà?
Naturalmente a furor di popolo Bianchi viene confermato, ma Maradona prima lo
contesta poi accetta di far pace. Quanto durerà? Deve essere la stagione
del riscatto ma a Napoli non ci crede nessuno, soprattutto perché le
polemiche continuano e Maradona fa sempre i capricci. In campo è un
padreterno (quando sta bene), fuori difficile da gestire. La squadra con i
ritocchi dell'estate sembra abbia nuova linfa, soprattutto per la verve di
Careca e l'innesto di Alemao: in Coppa Italia guadagna la qualificazione e va
oltre per arrivare sino alla finale. In campionato, dopo lo striminzito pareggio
casalingo contro l'Atalanta (gol di un esordiente dopo il colpo di mano di
Maradona), perde a Lecce. Supera per 8-2 il Pescara, vince a Cesena ma pareggia
al San Paolo contro la Lazio. Ed iniziano le contestazioni. Maradona dichiara:
"Per il bene del Napoli sono anche pronto ad andarmene". Alemao si ammala di
epatite virale, la squadra però in Coppa UEFA trova la giusta
carburazione: supera i greci del PAOK di Salonicco (11 in trasferta e 1-0 a
Napoli), poi il Lokomotiv di Lipsia (1-1 in trasferta e 2-0 in casa): arrivano i
gol di Careca e Carnevale in campionato, quelli in coppa con il Bordeaux. In
coppa la squadra va a fasi alterne, tra polemiche e gol di Renica nei tempi
supplementari e con l'aiuto dell'arbitro che annulla allo juventino Laudrup, un
gol valido. In campionato non tiene testa all'Inter che fila veloce verso lo
scudetto. Ottavio Bianchi, poi, viene sempre contestato, sia pure velatamente,
dai giocatori. La società lo difende ma Maradona è "spietato".
Intanto Carnevale e Crippa vanno in nazionale, Alemao si riprende, Careca segna
gol unitamente a Carnevale, ma servono a poco. Servono in Coppa UEFA dove il
Napoli, superato il nuovo turno, arriva ad agguantare la doppia finale contro il
Bayern di Monaco. Lo supera in casa, lo risupera in trasferta. E vince la Coppa
UEFA. Salva così una stagione anche se perde Ottavio Bianchi che annuncia
di lasciare Napoli malgrado il suo contratto duri ancora un anno. In Coppa
Italia, dopo aver battuto a Napoli la Sampdoria nella prima partita (1-0 gol di
Renica), si fa superare a Cremona dalla compagine genovese con un perentorio
0-4. È il campanello d'allarme che Maradona fa suonare: i giornali
infatti annunciano che "el pibe de oro" potrebbe accasarsi al Marsiglia di
Tapie. Ottavio Bianchi viene lasciato libero, sulla panchina napoletana va
Alberto Bigon, reduce da un ennesimo stupendo campionato a Cesena.
IN RICORDO DI MARADONA
Il Napoli festeggia: Diego Armando Maradona regala
al popolo napoletano il secondo scudetto della storia. È uno scudetto che
fa discutere, che fa scrivere fiumi di inchiostro. Lo vince a danno del Milan il
quale, a Verona, nella penultima giornata di campionato perde la partita, in
seguito a opinabili decisioni arbitrali. Inoltre, la partita giocata dal Napoli
a Bergamo contro l'Atalanta consegna alla squadra partenopea, in seguito al
lancio di una moneta che colpisce la testa di Alemao, i due punti a tavolino,
che penalizzano il Milan nello sprint finale. Va sottolineato, comunque, che il
Napoli si è guadagnato lo scudetto attraverso una marcia regolare,
seppure aiutato dalla sorte. Protagonista di questo scudetto della stagione
1989/90 è ancora lui, Diego Armando Maradona, con tutta la sua classe e i
suoi gol (sedici alla fine del campionato). Il "pibe de oro" si rende
protagonista di alcune azioni giudiziarie, ma in campo riesce sempre a stupire:
gol e assist, specialmente per Careca che arriva alla rete dieci volte, pur
giocando solo 22 partite, e per Carnevale, artefici di una stagione eccellente.
Sulla panchina partenopea siede Alberto Bigon che ha preso il posto di Ottavio
Bianchi, colui che ha portato il primo scudetto a Napoli e "costretto" a
dimettersi per.. volere di spogliatoio. Bigon guida molto bene la squadra, la sa
manovrare; in campo ci sono anche Ferrara, De Napoli, Crippa, Mauro, Fusi,
Alemao e fa il suo esordio in squadra anche Gianfranco Zola. Quando Maradona non
è sul terreno di gioco (e ciò si manifesta per diverse partite),
Zola ne fa le veci avendone le caratteristiche. Il Napoli esulta per il secondo
scudetto ma non può fare altrettanto in Coppa UEFA eliminato negli ottavi
di finale dal Werder Brema. I tifosi, tuttavia, non ci badano e attendono per la
seconda volta la squadra in Coppa dei Campioni con la speranza che non faccia la
fine della prima volta quando venne eliminato al primo turno dagli spagnoli del
Real Madrid. Per la stagione 1990/91 il presidente Corrado Ferlaino conferma
sulla panchina Alberto Bigon: vengono confermati i migliori giocatori ma
Maradona comincia a fare i capricci: arriva tardi agli allenamenti, ritarda il
suo ritorno in sede dopo le vacanze e la squadra non rende come dovrebbe.
Precipita in campionato (arriverà ottava), viene eliminata in Coppa dei
Campioni dallo Spartak di Mosca ai calci di rigore al secondo turno. Maradona
non viaggia con la squadra, arriva il giorno della partita, che viene giocata
sotto la neve. Lo Spartak, che a Napoli aveva impattato per 0-0, ripete la
partita giocata in Campania. Maradona non viene schierato dall'inizio, ma
sostituisce Zola al 64' appunto per arrivare ai calci di rigore e ai calci di
rigore i partenopei falliscono la qualificazione ai quarti di finale. Maradona
continua a fare le bizze. Parte per l'Argentina e dall'Argentina fa sapere che
non torna più. Ferlaino è costretto a cederlo. Senza Maradona la
squadra, che pur annovera elementi di un certo talento, non riesce a ottenere
risultati positivi: anche Bigon viene sostituito. Sulla panchina napoletana va a
sedersi Claudio Ranieri. Il campionato non è comunque fallimentare. La
squadra si guadagna l'ingresso in zona UEFA con il quarto posto; restano
comunque i ricordi di due campionati, una Coppa Italia e una Coppa UEFA. Era la
stagione delle grandi imprese targate Maradona.
I giocatori del Napoli con la Supercoppa italiana 1990Corrado Ferlaino ritenta la scalata
ingaggiando nuovamente Ottavio Bianchi in sostituzione di Ranieri; vengono
acquistati Thern, Policano, Pari e Fonseca. Giancarlo Zola migliora il suo gioco
e accresce la sua popolarità, divenendo il nuovo idolo della squadra.
Tuttavia, Bianchi nel campionato 1992/93 non riuscirà ad ottenere che
l'undicesimo posto. Per il campionato 1993/94 le novità riguardano la
società: Corrado Ferlaino si dimette e alla guida della società
arriva la famiglia Gallo. Ellenio Gallo ingaggia in qualità di
allenatore, Marcello Lippi. Zola viene ceduto al Parma, Lippi porta la squadra
al sesto posto e Fonseca viene trasferito alla Roma. La squadra viene a poco a
poco smantellata. Sulla panchina partenopea si siede Vujadin Boskov ma il
miracolo non si compie; alla squadra arrivano anche Agostini, Rincon, Cruz,
Boghossian. La squadra alterna prestazioni onorevoli nel girone di andata del
campionato 1995/96, Agostini realizza qualche gol. Boskov riesce a salvare la
squadra dalla retrocessione e Ferlaino, per la stagione nuova, promette il
riscatto.
IL DECLINO PARTENOPEO
Per la stagione 1996/97 il Napoli viene affidato a
Gigi Simoni, ex calciatore della squadra partenopea negli anni Sessanta. La
società acquista inoltre Milanese, Turrini, Caccia, Esposito e i
brasiliani Beto e Caio. In campionato il Napoli ha un rendimento alterno e alla
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a giornata Simone viene licenziato, sostituito da Vincenzo
Montefusco. In Coppa Italia, grazie a partite giocate con grinta e
determinazione, il Napoli riesce ad approdare alla finale con il Vicenza. La
gara d'andata al San Paolo, interpretata da entrambe le squadre con grande
agonismo, viene vinta dai partenopei grazie al gol messo a segno da Pecchia al
20'. Il ritorno al Menti è vibrante: il Vicenza pareggia i conti al 20'
con il gol di Maini. I tempi regolamentari finiscono sul risultato di 1-0 e si
va quindi ai supplementari. Al 93' Caccia perde la testa e si fa espellere per
un fallo inutile quanto plateale; al 110' anche l'allenatore Montefusco viene
allontanato dal campo dall'arbitro Braschi. A 5' dal termine gli uomini di
Guidolin segnano il 2-0 con Maurizio Rossi e quindi il 3-0 con Iannuzzi. Il
Napoli, che recrimina contro la sfortuna e l'arbitro, esce dal Menti a testa
bassa; il Vicenza conquista il primo trofeo della sua storia. In campionato la
squadra napoletana chiude al 13° posto.
La stagione 1997/98 segna il
ritorno di Ottavio Bianchi nel ruolo di Direttore Generale con pieni poteri.
Sulla panchina partenopea viene chiamato Bortolo Mutti, che tuttavia viene
esonerato alla 5
agiornata, sostituito da Carlo Mazzone. Il balletto
degli allenatori non finisce qui: Mazzone lascia infatti il posto dopo solo
quattro giornate e arriva Giovanni Galeone, al quale a sua volta subentra
Montefusco. La squadra non riesce a reagire e si piazza all'ultimo posto della
classifica, subendo, dopo 33 anni di permanenza in A, l'onta della retrocessione
nel campionato cadetto. L'unica nota positiva della stagione i 10 gol di Claudio
Bellucci.
Per il torneo cadetto 1998/99 la guida tecnica del Napoli viene
affidata a Renzo Ulivieri, specialista in promozioni. A rinforzare la squadra
arrivano Murgita, Shalimov, Daino, Pesaresi, Paradiso, Nilsen. La squadra viene
data come favorita per la promozione, ma i ragazzi di Ulivieri stentano e non
sono mai in lotta con le prime della classe. Nonostante l'arrivo a stagione in
corso di Stefan Schwoch, che rianima l'attacco partenopeo, il Napoli non centra
l'obiettivo promozione e si piazza al 9° posto.
Nella stagione
successiva il club napoletano cerca il riscatto dalla deludente annata 1998/99.
La panchina viene affidata a Walter Novellino. Dopo le prime partite di
rodaggio, il Napoli comincia ad ottenere risultati positivi, grazie soprattutto
al carisma del tecnico e ai gol del beniamino Schwoch. Giornata dopo giornata si
concretizza il sogno della serie A, che si fa più vicina dopo la vittoria
a Marassi contro la Sampdoria, diretta avversaria dei partenopei. Il Napoli
agguanta la promozione alla penultima giornata con la vittoria di Pistoia per
1-0.
Per la stagione 2000/01 si riparte dalla serie A e da un nuovo
azionista di maggioranza, Giorgio Corbelli, patron di Telemarket, che diventa
anche presidente del Napoli. La nuova dirigenza affida la panchina al tecnico
boemo Zdenek Zeman e rivoluziona la squadra: partito Schwoch, in difesa arrivano
Fresi, il marocchino Saber, l'argentino Quiroga e il nigeriano Afolabi
(nigeriano); a centrocampo il ceco Jankulovski, il portoghese Vidigal, il
brasiliano Pasquito e Fabio Pecchia, ritornato in maglia azzurra dopo tre anni;
in attacco Francesco Moriero, Nicola Amoruso e il giovane svizzero David Sesa. A
metà novembre viene esonerato Zeman, reo di non aver ottenuto i risultati
sperati, e viene chiamato Emiliano Mondonico. A stagione in corso arrivano anche
i portieri Mancini e Fontana, il centrocampista Giacomo Tedesco e l'attaccante
brasiliano Edmundo. Il Napoli continua tuttavia ad esprimersi a fasi alterne e,
dopo un tentativo nel finale, retrocede per la sesta volta nella sua storia in
serie B.
Per la stagione 2001/02 la panchina partenopea viene affidata a
Luigi De Canio. La squadra stenta ad ingranare, tanto che cominciano a circolare
voci su un possibile esonero di De Canio. Dal girone di ritorno, tuttavia,
nonostante i molti problemi societari (le liti tra Corbelli e Ferlaino, il quale
a febbraio lascia, dopo 33 anni, la presidenza del Napoli; Corbelli viene
arrestato il 13 marzo con l'accusa di associazione per delinquere legata a
Telemarket e rilasciato il 30 marzo), il Napoli lotta per la promozione in A
fino a due giornate dalla fine del torneo, ma deve accontentarsi soltanto di un
amaro quinto posto. Quando manca una giornata alla fine del campionato cadetto,
arriva l'annuncio dell'acquisto della società partenopea da parte di
Salvatore Naldi.
Nel 2002/03 sulla panchina del Napoli si alternano Franco Colomba, Franco Scoglio e
quindi ancora Colomba. La squadra, poco competitiva, è invischiata nelle paludi della
zona retrocessione e riesce a salvarsi solo nell'ultima giornata di campionato.
Nella stagione successiva la compagine partenopea, affidata ad Andrea Agostinelli,
sulla carta sembra in grado di poter lottare per la promozione. Invece disputa un
torneo anonimo (in cui si registra anche un cambio di allenatore, da Agostinelli a
Gigi Simoni), piazzandosi solamente al 14° posto, condizionata anche da una crisi
societaria che porta la SSC Napoli al fallimento e alla perdita del titolo sportivo
sostituito dalla Napoli Soccer fondata dall'imprenditore Aurelio De Laurentiis che
prende in mano le sorti del club. A seguito del tracollo finanziario, il Napoli è
costretto a ripartire dalla C1.
La squadra cerca il riscatto già nel 2004/05. Sulla panchina siede Giampiero Ventura,
che a gennaio viene esonerato e sostituito da Edoardo Reja. Terzi nella classifica
della stagione regolare, i partenopei accedono ai play off, dove perdono la finale
contro l'Avellino pareggiando per 0-0 al San Paolo e perdendo per 2-1 fuori casa.
Il 2005/06 è la stagione della riscossa del Napoli che, sotto la guida di Reja,
con tre giornate d'anticipo sulla fine della stagione regolare conquista la
promozione nella serie cadetta. Per festeggiare il passaggio di categoria nonché
l'ottantesimo anniversario della fondazione del Calcio Napoli, il presidente De
Laurentiis riacquista il vecchio titolo sportivo Società Sportiva Calcio Napoli.
L'ultimo atto della stagione è rappresentato dalla finale di Supercoppa di serie C1,
in cui la compagine campana viene sconfitta dallo Spezia.